Articoli

Macramè CareLAB ad Arghillà

Macramè CareLAB per potenziare i servizi di welfare ad Arghillà Nord

Si chiama Macramè CareLAB e nasce per potenziare servizi di welfare comunitario e reti di mutuo aiuto nel quartiere di Arghillà Nord. È un progetto che nasce nell’ambito del bando “Reggio Resiliente”. Cioè il bando realizzato dal Comune di Reggio Calabria grazie ad un finanziamento del Pon Metro 2014/2020 – asse inclusione per premiare con un supporto economico progetti virtuosi di inclusione e di socialità per soggetti fragili, a partire dalle aree più disagiate del territorio comunale.

Cosa vogliamo fare attraverso Macramè CareLAB

Attraverso Macramè CareLAB intendiamo strutturare un sistema integrato di welfare comunitario e sanità d’iniziativa per raggiungere le persone più fragili (per residenza, età, condizioni economiche e culturali) altrimenti escluse dall’accesso ai servizi socio-sanitari. Per fare questo allestiremo un sistema di prestazioni socio-sanitarie basato sul supporto di strumentazioni mediche e apparecchiature elettromedicali e sulla telemedicina, che ci consentirà di effettuare indagini ed esami a domicilio: dalla misurazione dei parametri vitali ai prelievi, agli esami diagnostici specialistici.

Prevediamo di attivare un Punto di prossimità. Cioè  un punto di riferimento con funzioni informative e di presa in carico (assistente sociale) per i cittadini residenti. Per agevolare il loro accesso ai servizi socio-sanitari: prenotazione di prestazioni, rilevazione condizioni di particolare disagio e sollecitazione presso ulteriori istituzioni preposte.

Non solo. Sperimenteremo servizi innovativi di cure domiciliari (Cure domiciliari Plus) per la
di presa in carico di soggetti fragili che normalmente non si recano dal medico di base o presso le
strutture sanitarie. Per una nuova modalità di prevenzione e accesso alle cure sul territorio in un’ottica di promozione della salute. E sperimenteremo anche la telemedicina per fornire prestazione sanitarie e socio sanitarie, per favorire l’accesso alle cure nei territori periferici.

Ogni azione sarà caratterizzata da un piano di comunicazione per attivare medici di medicina generale, servizi sociali, enti del terzo settore. Per coinvolgere la comunità locale, informare, sensibilizzare i cittadini rispetto ai benefici del nuovo modello di medicina territoriale, promuovere la cultura della prevenzione e della salvaguardia della salute psico-fisica attraverso campagne di informazione mirate.

ACE, partner del progetto Macramè CareLAB

Sarà nostro partner in Macramè CareLAB l’Associazione Calabrese di Epatologia – Onlus (ACE), l’associazione reggina di medici volontari che si occupa di realizzare progetti di ricerca epidemiologica, di divulgare, prevenire, formare e aggiornare gli operatori della sanità. Che fornisce aiuti concreti ai pazienti attraverso la promozione di attività assistenziali di vario tipo.

In questo senso Macramè CareLAB è in linea con le attività che ACE svolge quotidianamente in campo medico e sociale rafforzando il lavoro di ricerca e prevenzione in tema di povertà sanitaria (ACE promuove infatti anche un Osservatorio per le Disuguaglianze di Salute e le Malattie della Povertà).

ACE metterà a disposizione del progetto expertise professionali per le attività di consulenza specialistica e lettura esiti delle prestazioni sanitarie.

Attrverso Macramè CareLAB implementeremo quindi il lavoro svolto sul territorio di Arghillà partendo dal potenziamento del Punto di Prossimità, già gestito da ACE, presso i locali de La Piazzetta concessi dal Comune. Qui già i cittadini usufruiscono di assistenza gratuita per i servizi di chirurgia, diabetologia, dietistica, ematologia, endocrinologia, epatologia, gastroenterologia, medicina interna, ostetricia, psicologia, psichiatria.

In sintesi,

Con Macramè CareLAB ci poniamo l’obiettivo di:

  • garantire l’accesso alle cure primarie e la presa in carico per 450 cittadini fragili residenti nel quartiere di Arghillà;
  • rispondere all’esigenza di integrazione socio-sanitaria – mai praticata in Calabria – supportata da un’azione di animazione e sensibilizzazione comunitaria diffusa. Le azioni di progetto – dalla promozione di un Punto di prossimità all’apporto di nuove tecnologie – rappresentano i primi passi verso un modello resiliente di integrazione socio-sanitaria che abbia al centro le persone e i territori in condizione di “povertà sanitaria”. Interventi mirati quindi per facilitare l’accesso alle cure, diffondere la pratica della prevenzione e i servizi a “bassa soglia” in accordo e a supporto delle P.A. (ASP, Ambito e Comune). E anche attraverso il coinvolgimento della rete dei MMG (Medici di Medicina Generale), delle Case della Salute e delle Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP).
  • Supportare la comunità di Arghillà avviando un percorso di rigenerazione dei territori e della comunità anche a fronte della grave situazione di emergenza sanitaria provocata dalla pandemia da Covid. Ripensando a un profondo cambiamento del modello di sviluppo di comunità in chiave trasformativa e coordinata. Un approccio questo che, secondo noi, non può prescindere dal contrasto alle crescenti disuguaglianze sociali e sanitarie.
Take care Calabria Rafele

Sanità d’iniziativa: il nostro modello di sanità territoriale in Calabria

Un modello di sanità che «si ispira alla cosiddetta sanità d’iniziativa ovvero a quel sistema sanitario che non aspetta il cittadino in ospedale ma gli “va incontro” prima che le patologie insorgono o si aggravino e quindi punta sulla prevenzione, sull’educazione » è il modello di sanità territoriale che intendiamo attuare in Calabria. È quanto dichiarato dal nostro presidente Giancarlo Rafele intervenuto all’incontro Take care Calabria. Proposte di soluzioni per un nuova sanità territoriale organizzato da CRU Unipol Calabria all’interno del Festival dello sviluppo sostenibile 2020 promosso dall’ASVIS. «È rivolto a quelle persone che vivono in condizioni di marginalità, che soffrono di isolamento anche a causa della progressiva perdita di autonomia, a quei lavoratori che svolgono lavori usuranti e che presentano difficoltà economiche e culturali per accedere alle prestazioni sanitarie di diagnosi e cura» continua Rafele.

Riportiamo qui un breve resoconto del suo intervento per capire da dove siamo partiti, dove siamo e dove stiamo andando.

Da dove siamo partiti

Il presidente Rafele ha raccontato delle esperienze delle nostre cooperative sociali, alcune aderenti a Legacoop Calabria impegnate nell’ambito della complementarietà tra pubblico e privato sociale per quanto riguarda la sanità territoriale e le cure domiciliari. «Svolgiamo servizi di cure domiciliari sanitarie e sociali da oltre 25 anni in favore di soggetti disabili e di anziani non autosufficienti. Dapprima attraverso i classici bandi che emanavano le pubbliche amministrazioni, poi attraverso i voucher, previo accreditamento sempre presso i Comuni. Siamo quindi nel sistema tradizionale di erogazione dei servizi attraverso la rigida e obsoleta dicotomia tra pubblico e privato sociale» afferma Rafele.

Dove siamo

«3 anni fa 2 delle nostre cooperative hanno intuito che questo sistema era obsoleto e stava andando verso l’implosione. Hanno quindi costituito insieme all’Istituto S. Anna di Crotone un’ATI, un’associazione temporanea di impresa. Hanno partecipato ad un bando di ricerca e sviluppo, implementato e sperimentato un sistema di teleassistenza e telemedicina attraverso un progetto che è stato approvato e che si è concluso lo scorso mese di dicembre» continua Rafele.

«Un sistema per l’assistenza a persone con fragilità, 2 anni di sperimentazione duranti i quali abbiamo assistito oltre 25 persone a domicilio. Effettuato un monitoraggio dei parametri vitali (temperatura, frequenza cardiaca, pressione) attraverso una centrale operativa allestita nell’ambito dell’Istituto S’Anna» afferma l’ingegnere Aldo Mauro che ha seguito il progetto per la casa di cura di Crotone.

Take care Calabria Aldo Mauro

«Abbiamo provato a traslare anche nell’ambito sociale quello che abbiamo sviluppato in ambito sanitario, – continua Mauro – quindi abbiamo informatizzato tutte quelle che erano le attività sociali garantite dalle cooperative. Ciascun operatore è stato dotato di un tablet attravero il quale andava fondamentalmente a rendicontare i real time di tutti quelli che erano gli interventi di carattere sociale erogati alle stesse persone. Questo ha consentito che cosa? Un monitoraggio di tutta quella che è stata l’attività di assistenza sociale e una riorganizzazione in real time laddove le esigenze mutavano nel tempo. Cosa che è stata utilissima nell’ambito di quest’ultimo periodo di lockdown» afferma l’ingegnere Mauro.

«E quindi siamo andati ad agevolare attraverso la tecnologia l’accesso a situazioni che le persone fragili erano abituate ad avere come attività quotidiane nell’ambito normale» conclude.

Dove stiamo andando

«Il progetto nasce, termina in periodo pre-covid. Quindi in tempi non sospetti. Io stesso insieme ad altre persone stavamo frequentando un corso alla Scuola di Alta Formazione S’Anna di Pisa sull’utilizzo delle nuove tecnologie nell’ambito delle cure domiciliari. Sembrava si parlasse di un futuro lontano e invece a febbraio è scoppiata la crisi sanitaria che si è trasformata subito in crisi economica e sociale e quindi quello che sembrava dover essere il futuro è diventato presente. Perché tutto si è accellerato» riprende la parola il presidente Rafele.

Quindi cosa è successo? «Insieme alla cooperativa sociale Kyosei, in qualità di ente capofila, abbiamo messo intorno a un tavolo una serie di soggetti nazionali e regionali – la Scuola di Alta Formazione S’Anna di Pisa, l’Università di Firenze, la cooperativa sociale Pane e Rose di Prato, il Consorzio Sisifo di Catania, la società Althea di Roma, quale partner tecnologico, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, il Centro ACE di Reggio Calabria, le società di muturo soccorso Cesare Pozzo e la Sì Mutua società cooperativa sociale, l’azienda municipalizzata ATAM di Reggio Calabria – per presentare un progetto a valere a Fondazione CON IL SUD, a valere sul bando socio-sanitario che ha come obiettivo la strutturazione di un sistema di medicina territoriale,  che coglie il gap esistente nell’accesso alle cure raggiungendo territori e utenti che altrimenti rimarrebbero esclusi dalla prestazione sanitaria» continua il nostro presidente.

La nostra proposta di sanità territoriale in Calabria

«Cosa prevede il nostro nuovo progetto? Intanto 6 punti di prossimità, presa in carico dell’utente e del nucleo familiare, dialogo e raccordo con i medici di base, con i farmacisti e con le ASL, coordinamento logistico, raccolta delle prenotazioni, rilevamento dati anagrafici e diagnostici e caricamento sulla piattaforma. Ci saranno 3 unità mobili attrezzate a trasportare strumentazioni mediche, apparecchiature elettromedicali per consentire di raggiungere gli utenti ai loro domicili o comunque in quei contesti territoriali non facilmente raggiungibili. Verranno erogati servizi come la misurazione dei parametri vitali, rilievi ematici a domicilio, rilievi di materia organica, esami diagnostici specialistici quindi elettrocardiogramma, ecocardiogramma, ecodoppler, trasmissione dati a distanza, teleconsulto. Sarà avviata inoltre un’attività di sperimentazione di diagnostica per la prevenzione precoce del morbo di Parkinson e delle altre patologie neurologiche. Questo è un modello molto complesso al quale aspiriamo di arrivare a prescindere da finanziamenti pubblici, ricorrendo anche ad investimenti propri. Quindi unTerzo Settore che non aspetta il finanziamento pubblico ma che investe in risorse economiche, finanziarie e umane» continua Rafele.

Conclusioni

«L’auspicio è che questa pandemia sia l’occasione per avviare una nuova stagione di lotte sul campo. Per una sanità di prossimità che è attenta ai bisogni dei cittadini più fragili. Una lotta che mette in discussione la centralità dell’ospedale e veda protagonisti medici, infermieri, organizzazioni di Terzo settore, ricercatori, sindacati, singoli cittadini nella costruzione di nuovi percorsi di intervento a tutela della salute. Che metta insieme una comunità consapevole e competente. Prestando attenzione, molta attenzione ai soggetti che si candidano a offrire queste prestazioni, affinchè siano soggetti con esperienza, soggetti che non si improvvisano, per evitare quelle distorsioni che hanno portato al fallimento del welfare calabrese» conclude Rafele.

Qui trovi la diretta facebook dell’incontro CRU Unipol Calabria.